Nella società in cui viviamo il tema della sessualità apparentemente non rappresenta più un tabù. Ovunque si vedono messaggi connotati sessualmente (pubblicità, social network, mass media, internet), trasmessi in modo esplicito e per certi versi invadente.
I bambini sono quotidianamente esposti a questo tipo di comunicazione fin dalla più tenera età, iperstimolati da immagini che in qualche modo anticipano i tempi biologici della normale curiosità verso la sfera sessuale.
Il fatto che i più piccoli crescano immersi in questo flusso continuo di rappresentazioni sessuali dal quale traggono le più disparate informazioni, potrebbe indurci a pensare che essi siano più esperti rispetto al passato in tema di sessualità.
“Ormai i bambini sanno tutto” ripetono spesso gli adulti, “non serve spiegargli nulla”.
Ma siamo certi che sia davvero così? Siamo proprio sicuri che i messaggi che ricevono, a volte ambigui o distorti, possano far loro da maestri e guida?
Lasciare che i bambini facciano da soli senza il nostro aiuto, magari cercando autonomamente su Google le risposte alle loro naturali domande sul sesso, significa scegliere di far correre loro il rischio altissimo di venire a contatto con materiale non adatto alla loro età, in grado di generare confusione, paura e disorientamento rispetto ad un aspetto così delicato ed importante della vita.
Allora come e quando parlare di sessualità ai nostri figli?
Come spesso accade, sono proprio i bambini a venirci in aiuto.
A loro appartiene, infatti, un modo spontaneo e diretto di rapportarsi alla sessualità, nella sua dimensione più semplice e naturale, lontano da quello proprio degli adulti che invece, spesso assuefatti dalla cultura dei mass media, considerano la sessualità esclusivamente come atto sessuale o autoerotismo.
Parlare di sessualità ai bambini vuol dire innanzitutto parlare del loro corpo, lo stesso che fin dai primi anni di vita spontaneamente esplorano e osservano per imparare a conoscersi.
Nominare le parti private del corpo durante il bagnetto o accompagnare i bambini alla scoperta delle differenze tra maschi e femmine quando ci accorgiamo che iniziano ad interessarsene, vuol dire iniziare un percorso di educazione alla sessualità fin da subito.
Si tratta allora di sintonizzarci sul loro naturale processo di scoperta, cogliendo le occasioni che essi continuamente ci offrono per affrontare l’argomento e rispondendo in modo chiaro ed adeguato alla capacità di comprensione dei bambini in base al loro stadio di sviluppo.
Se, quindi, non è mai troppo presto per parlare di sessualità con i propri figli, potrebbe essere invece troppo tardi decidere di farlo quando ormai sono grandi. Non serve a molto aspettare che diventino adolescenti per parlare di sessualità, magari preparandosi un bel discorsetto, senza prima essersi mostrati disponibili e ricettivi nei loro confronti rispetto a questo tema.
Potrebbe, infatti, essere percepito come qualcosa di forzato e poco naturale e per questo non essere apprezzato dai ragazzi, i quali, lasciati soli con le loro curiosità per tutta l’infanzia, avranno di certo già trovato quello che cercavano altrove, oltre ad aver appreso dal nostro comportamento reticente che la sessualità è qualcosa da nascondere o negare.
I bambini, infatti, capiscono presto se di certe cose in casa se ne può parlare. Quando, davanti a una scena a connotazione sessuale in TV, si fa zapping senza dire una parola, o quando di fronte a qualche possibile domanda si cambia argomento o ci si mostra imbarazzati adducendo scuse, il messaggio che arriva ai bambini è chiaro: vietato parlarne!
E così di fronte alla nostra paura di dire, nominare, comunicare i bambini rimangono sospesi, incapaci di dare da soli un senso al sesso.
Ma cosa disorienta a tal punto gli adulti da farli rimanere “bloccati” davanti alla possibilità di comunicare apertamente in famiglia su questo tema?
Alcuni fattori che possono contribuire a creare una barriera comunicativa rispetto a tale argomento possono essere sensi di colpa o vissuti ambivalenti rispetto alla propria sessualità, stereotipi e generalizzazioni derivanti dal contesto socio-culturale in cui si è cresciuti, il tipo di formazione ed educazione ricevuta.
È bene pertanto che i genitori, prima di affrontare l’educazione sessuale dei figli, si interroghino su cosa è per loro la sessualità, in modo da essere consapevoli del tipo di messaggi che arrivano ai più piccoli.
Quanto siamo in grado di testimoniare con il nostro atteggiamento che il sesso è qualcosa di positivo, sano e vitale? Che la sessualità è parte integrante della vita di ognuno e non si identifica solo con la dimensione genitale o l’atto sessuale, ma ha a che fare anche con i nostri sensi, le emozioni, la relazione, gli affetti?
Quanto crediamo realmente che la sessualità è la vita e che la vita è anche piacere e non solo fatica e sofferenza?
Solo a partire da queste riflessioni sarà possibile per gli adulti assumere una posizione di ascolto e accoglienza rispetto alla curiosità dei bambini, mostrandosi disponibili a dialogare con loro.
Per comunicare in modo efficace con i bambini sul tema della sessualità può essere utile provare a seguire alcune semplici regole, così come suggerito da Alberto Pellai, nel suo libro “Mamma e papà, cos’è l’amore?”:
Concludendo, oggi forse più che in passato, è necessario che in famiglia i bambini ricevano un’educazione sessuale attiva, in modo da permettergli di crescere sereni e protetti, nella consapevolezza che la sessualità è un dono prezioso grazie al quale possiamo sentirci bene con il nostro corpo e condividere con gli altri emozioni e affetto.
Nessun dottor Google potrà mai sostituirsi ad un adulto di riferimento, capace di sostenere i bambini nella costruzione di una corretta identità sessuale, necessaria per vivere esperienze positive e relazioni nutrienti.